27
gennaio
anniversario della morte di
GIUSEPPE VERDI
... il piccolo organista delle Roncole di Busseto
(fotografia © by Giani Casa d'Organi)
Anche noi organisti non dimentichiamo che il 27 gennaio del 1901 morì GIUSEPPE VERDI, grandissimo compositore italiano che prima di diventare tale compì, da ragazzino, regolare servizio di organista presso la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo alle Roncole di Busseto (PR) suonando quel pregevole strumento edificato da Francesco Bossi nel 1797 e dal 2001 tornato a nuovo splendore grazie al restauro a cura di "GIANI CASA D'ORGANI" di Corte de' Frati (CR).
Approfitto per ricordare che la monografia sul prezioso "ORGANO DI GIUSEPPE
VERDI" (a cura di Oscar Mischiati) è disponibile presso la parrocchia stessa.
Inoltre nel n. 38
della rivista "Arte
Organaria ed Organistica" (Edizioni Carrara, luglio/agosto 2001) compare
la scheda dell'organo e varie notizie "verdiane" intorno allo strumento.
Qui sotto, infine, desidero approfittare dell'occasione per sottoporre alla
Vostra cortese attenzione quella lettera che Verdi scrisse a Francesco Florimo
(archivista del Conservatorio di Napoli invocante un Verdi direttore di Conservatorio)
contenente la celebre riflessione sul progresso della musica attuabile grazie
al ritorno all'antico negli studi accademici.
Buona musica a tutti e... studiate bene il contrappunto e la fuga!
M.° Paolo Bottini
Genova, 5 gennaio 1871
Car. Florimo,
se vi ha qualche cosa che possa lusingare il mio amor proprio, si è quest'invito
a Direttore del Conservatorio di Napoli che, per mezzo vostro, m'invitano i
Maestri dello stesso Conservatorio ed i tanti musicisti della vostra città.
E' ben doloroso per me non poter rispondere, come io desidererei, a questa fiducia;
ma colle mie occupazioni, colle mie abitudini, coll'amor mio alla vita indipendente,
mi sarebbe impossibile sobbarcarmi ad un impegno così grave. Voi mi direte:
"E l'arte?" - Sta bene; ma io ho fatto quanto ho potuto, e se di tratto
in tratto posso fare qualche cosa, bisogna che io sia libero da qualunque altra
occupazione. Se ci ò non fosse, immaginate s'io non sarei fieri di occupare quel
posto dove sedettero fondatori di una scuola A. Scarlatti, e poscia Durante
e Leo. Mi sarei fatto una gloria, né in questo momento sarebbe un regresso,
di esercitare gli alunni a quei studj gravi e severi, e in un così chiari, di
quei primi padri. Avrei voluto porre, per così dire, un piede sul passato e
l'altro sul presente e sull'avvenire (ché a me non fa paura la musica dell'avvenire);
avrei detto ai giovani alunni: "Esercitatevi nella Fuga costantemente,
tenacemente, fino alla sazietà, e fino a che la mano sia divenuta franca e forte
a piegar la nota al voler vostro. Imparerete così a comporre con sicurezza,
a disporre bene le parti ed a modulare senz'affettazione. Studiare Palestrina
e pochi altri suoi coetanei. Saltate dopo a Marcello e fermate specialmente
la vostra attenzione sui recitativi. - Assistete a poche rappresentazioni delle
Opere moderne, senza lasciarvi affascinare né dalle bellezze armoniche ed istromentali
né dall'accordo di settima diminuita, scoglio e rifugio di tutti noi che non
sappiamo comporre quattro battute senza una mezza dozzina di queste settime".
Fatti questi studj, uniti a larga cultura letteraria, direi infine ai giovani:
"Ora mettete una mano sul cuore; scrivete e (ammessa l'organizzazione artistica)
sarete compositori. In ogni modo non aumenterete la turba degli imitatori e
degli ammalati dell'epoca nostra, che cercano, cercano, e (facendo talvolta
bene) non trovano mai". Nell'insegnamento di canto avrei voluto pure gli
studj antichi, uniti alla declamazione moderna.
Per mettere in pratica queste poche massime, facili in apparenza, bisognerebbe
sorvegliare l'insegnamento con tanta assiduità, che sarebbero pochi, per così
dire, i dodici mesi dell'anno. Io che ho casa, interessi, fortuna...tutto, tutto
qui, lo domando a voi stesso: Come potrei io farlo?
Vogliate dunque, mio caro Florimo, essere interprete del mio grandissimo dispiacere
presso i vostri colleghi ed i tanti musicisti della vostra bella Napoli, se
io non posso accetetare quest'invito tanto onorevole per me. Auguro troviate
un uomo dotto sopratutto e severo negli studj. Le licenze e gli errori di contrappunto
si possono ammettere e son belli talvolta in teatro: in Conservatorio, no. Torniamo
all'antico: sarà un progresso.
Addio, Addio.
Giuseppe Verdi
E'
a Trevozzo (PC), nella chiesa dell'Assunta, l'organo su cui Giuseppe Verdi impar ò
a suonare quando era ancora a Busseto. Lo strumento musicale originariamente
si trovava nella chiesa dei Frati francescani di Santa Maria degli Angeli, presso
i quali il giovane Verdi apprese i primi insegnamenti musicali. Fu Padre Lorenzo
da Terzorio, ad aprire nel 1816,
all'interno della chiesa, una scuola di musica per bambini. Fra gli scolari
che la frequentavano vi era anche Giuseppe Verdi, che da Roncole si recava a
piedi per apprendere i primi insegnamenti. E sulla piccola spinetta a coda di
Padre Lorenzo, il piccolo Giuseppe si esercit ò, prima e anche dopo essere stato
ammesso, per raccomandazione dello stesso Padre Lorenzo, alla scuola di Ferdinando
Provesi (il suo primo maestro di musica).
Quando Verdi divenne maestro organista di Busseto molte volte ebbe modo di suonare
l'organo nella chiesa francescana di Santa Maria degli Angeli. Dal Diario della
famiglia Barezzi, si rileva che il giovane Verdi suon ò la prima volta l'organo
di quella chiesa il 6 gennaio 1836, festa dell'Epifania. E se la spinetta è
ancora oggi a Busseto, l'organo, un antico "Bossi" con frontale e
due cantorie, venne smontato nel 1908 e trasportato in una camera del convento
adiacente la chiesa, dove fu lasciato fino al 1912. In quell'anno venne venduto
per l'importo di 1300 lire dal Padre superiore della chiesa e del convento dei
Frati francescani di Busseto, Serafino Roma, a don Antonio Cavalli, arciprete
di Trevozzo. In una delle cantorie fu rinvenuta una pergamena che attestava
l'anno di costruzione, il 1775, su disegno di Sigismondo Moroni di San Rocco
di Busseto.
Ancora oggi l'organo è conservato, dopo un prezioso restauro, nella chiesa dell'Assunta di Trevozzo di Nibbiano, eretta nel XVII secolo, incorporata alla quale, come sagrestia, vi è l'oratorio trecentesco di Santa Maria; all'interno, una bella decorazione a stucchi e pregevoli lavori d'intaglio.
La
chiesa è retta da don Luigi Occhi. La borgata di Trevozzo è situata lungo la
statale 412, che da Borgonovo è diretta a Nibbiano, nei dintorni di Pianello
Valtidone.
notizie tratte dal sito internet http://www.verdipiacentino.it
PROGRAMMA
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)
Allegro molto, dalla Sinfonia n. 40 in sol minore K. 550 (vers. per organo solo
di P.B.)
« Quoniam Tu solus sanctus » (dalla Messa Dominicus,
K.V. 66)
Alla Turca (Allegretto), dalla Sonata in la maggiore K.V. 331
Dalla Messa in do minore, KV 427:
« Laudamus Te » (tonalità Fa Maggiore)
« Et incarnatus » (tonalità Fa Maggiore)
12 variazioni sopra la canzone francese « Ah, vous dirai-je, Maman »,
K.V. 300e
« Tra l'oscure ombre funeste » (dall'oratorio Davidde penitente,
KV 469)
GIUSEPPE VERDI (1813-1901)
Sinfonia dall'opera La forza del destino (vers. per organo solo
di P.B.)
« La Vergine degli angeli » (finale dell'atto II dell'opera La
forza del destino)
« O Signore dal tetto natìo » (coro di Crociati e Pellegrini
nell'atto IV dell'opera I lombardi alla prima crociata; vers. per
organo solo di P.B.)
« Ave Maria » (atto IV, scena II dell'opera Otello)