Nuovo organo "Giani" della Basilica di S. Antonino, Piacenza
I motivi di una scelta
Il
Comitato per il nuovo organo della Basilica di S.Antonino (composto da Mons.
Gabriele Zancani, Mario Manzin, Giuseppina Perotti, Cinzia Zaghis, Enrico
Viccardi, Mario Acquabona, Giovanni Fontana, Marco Carubbi) ha avuto sin
dall’inizio come principi fondamentali l’idea di non fossilizzarsi su un
progetto di ricostruzione dell’organo così come l’avevano concepito i
Lingiardi si sarebbe creato quasi un falso storico- e la convinzione di non
dover inseguire la chimera dell’organo “ideale”, sul quale poter suonare
tutta la letteratura organistica, che per sua natura è invece intimamente
legata ad un ideale fonico ben preciso.
L’organo che ne è sortito è uno strumento dalla spiccata personalità, che con le sue due tastiere e la pedaliera estesa sugge per così dire la linfa vitale dalla tipologia dell’organo italiano ottocentesco (il materiale lingiardiano, correttamente recuperato e ricollocato, si dirama in gran parte nella famiglia del Ripieno), ma accoglie le istanze tecniche di una grande parte della letteratura organistica senza rinunciare ad alcune caratteristiche della scuola organaria italiana, quasi ne fosse una naturale evoluzione.
I Ripieni delle due tastiere sono così stati differenziati nei ritornelli, classici quelli del Grand’Organo, più acuti quelli dell’Organo Eco; ai tradizionali Cornetti I e II è stata contrapposta una ricca famiglia di flauti nell’altra tastiera.
Anche la tradizionale dotazione di ance del Grand’Organo è stata arricchita dall’aggiunta di un registro a lingua di sedici piedi Bassi e Soprani; rimangono il Violoncello 16 Soprani come registro schiettamente solistico ed il Clarone 4 Bassi che potrà con naturalezza fungere da armonico in prosecuzione degli analoghi registri più gravi. Ai tre principali di otto piedi ognuno con un suo carattere- si aggiungono la Flutta Soprani, in gran parte lingiardiana, un Flauto 8’ all’Eco ed un interessante Violone 8’ nei Bassi che viene completato dalla Viola 8’ Soprani.
Anche
il lavoro di intonazione ha richiesto una particolare attenzione. Delicata è
stata infatti l’armonizzazione del materiale fonico antico con quello nuovo,
specialmente laddove essi convivono all’interno di un singolo registro.
Altrettanto curata e meditata è stata poi la costruzione delle ance al pedale:
se il Trombone (costruito con tube in metallo) conserva una pronuncia chiara e
fresca, nella Bombarda (con le tube in legno) sopravvivono una fattura ed una
presenza sonora tipicamente italiane abilmente mediate da quell’eleganza che
ne affranca l’utilizzo dalla funzione tipica della musica ottocentesca per
consegnarla in maniera appropriata ad un uso più ampio.
La
gamma della lettaratura che lo strumento potrà accogliere è vasta;
particolarmente significativa è la presenza nei concerti inaugurali di brani
contemporanei, testimonianza della dinamica duttilità di questo strumento e
auspicio di vitalità futura.
Enrico Viccardi