Il "Coperlim" propone che nella riforma degli istituti di formazione musicale s'introduca la nuova specializzazione

Musica e liturgia, cambia lo spartito?

"Nei conservatori va creato un diploma per organisti di chiesa"

di Francesco Ognibene

 

E' una delle questioni più importanti oltre che di maggiore impatto: la musica sacra eseguita durante la liturgia apre straordinarie opportunità - di partecipazione dei fedeli, di raccoglimento, di suggestione - ma interessa anche un risvolto problematico della pastorale oggi tutt'altro che risolto. Il ritorno d'interesse verso un degno accompagnamento musicale è fenomeno relativamente recente, e gli si deve il fatto che in molte chiese sia stato recuperato il gusto di contrappuntare le varie fasi della Messa in modo non più sciatto ma con vera sensibilità artistica e spirituale. Strada da fare ce n'è ancora molta (...), ma intanto è già possibile apprezzare i primi risultati concreti di esperienze innovative come quella del Corso di perfezionamento liturgico musicale (ormai noto con l'acronimo di "Co.per.li.m") che, maturata per iniziativa dell'Ufficio liturgico nazionale oggi diretto da don Giuseppe Busani, in cinque anni ha già visto la partecipazione ai suoi corsi di 160 musicisti, futuri responsabili locali per la musica sacra, portandone 60 al diploma al termine del biennio curricolare.

Il numero che dovrebbe portare le maggiori soddisfazioni al responsabile del Coperlim, don Antonio Parisi, non viene però ritenuto ancora all'altezza degli obiettivi: a essersi inseriti stabilmente nella direzione diocesana della musica sacra, infatti, sono per ora solo 25 laici, "ma dove questo accade, le cose cambiano davvero" chiosa il sacerdote: "E' lì infatti - aggiunge - che si nota la maggiore vivacità: viene fondata la scuola di musica sacra, nasce il coro diocesano, si organizza e si aggiorna il repertorio dei canti". Insomma, è il caso di dire che la musica cambia. Tanto che questo vero e proprio master (...) vuole portare ora alla ribalta i frutti di tanto lavoro oscuro (...): ora don Parisi sta pensando seriamente di toccare un tasto dolente della musica sacra in parrocchia.

Parliamo degli organisti, una "specialità" molto frequentata nei nostri conservatori che però non trovano - e forse in parte nemmeno cercano - sbocchi nelle chiese, dove pure la loro arte risulterebbe preziosa.

"In Italia - snocciola don Antonio - ci sono ben 1500 organisti diplomati, gente preparata che però a malapena riesce a ritagliarsi un paio di concerti l'anno". E intanto è esperienza comune che nelle nostre parrocchie non sempre sia disponibile un organista, e quando lo è non è detto che la buona volontà possa tutto, supplendo anche a carenze di preparazione. Parisi punta a cercare di risolvere proprio questa lacuna: dov'è stata colmata si è assistito non di rado alla riscoperta di liturgie intense, vive, partecipate (sempre, è naturale, a precise condizioni), anche grazie a buona musica ben eseguita.

Per questo a settembre "intendiamo promuovere un incontro con organisti e docenti d'organo per proporre, nell'ambito della progettata riforma dei conservatori, l'introduzione di un diploma biennale per musica sacra che consentirebbe di preparare organisti di chiesa".

E' un altro tassello di un progressivo cambiamento del rapporto nelle nostre comunità tra celebrazione e musica, tra il rito e quello che solo una concezione sbadata e superficiale della liturgia può considerare un optional, una decorazione accessoria. Tra artisti, direttori di uffici diocesani e organisti di chiesa, don Parisi guarda lontano: "Il nostro lavoro oggi pare piccolo, quasi impercettibile: ma puntiamo a cambiare le cose in profondità, recuperando una grande tradizione musicale e liturgica. Potrebbero occorrere vent'anni perchè in ogni diocesi si possa trovare una figura "del settore", ma ci stiamo attrezzando per riuscirci".

articolo tratto dal giornale "Avvenire", 9 agosto 2000


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